![]() |
Ascolta il brano letto da Giovanni Spadola |
I
sacerdoti e i maestri della Legge rigettano la testimonianza e l’autorità di
Gesù
In un giorno di festa
Gesù
andò al Tempio
e si mise a insegnare. I capi ebrei si meravigliavano e dicevano: – Come fa
costui a conoscere
le Scritture, senza aver studiato? Allora i capi dei sacerdoti e le altre autorità del popolo si avvicinarono a lui e gli
domandarono: – Che diritto hai di fare quel che fai? Chi ti ha dato
l’autorità di agire così? Gesù rispose loro: «Voglio farvi anch’io una
domanda, e se voi mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio
queste cose. Dunque, Giovanni, chi lo ha mandato a battezzare? Dio o gli uomini?». Quelli allora si consultarono e cominciarono a discutere fra
loro: – Se diciamo che Giovanni è stato mandato da Dio, ci chiederà:
“Perché allora non avete creduto in lui?”. Se invece diciamo che è stato
mandato dagli uomini, c’è da aver paura della folla, perché tutti
considerano Giovanni come un profeta. Perciò risposero: – “Non lo sappiamo”. Allora anche Gesù dichiarò: «Ebbene,
in questo caso neanch’io vi dirò con quale autorità faccio queste cose». I
farisei allora gli dissero: – Tu sei testimone di te stesso, dunque la tua
testimonianza non è valida. Ma Gesù replicò: «Certo, se io stesso mi
presento a testimoniare a mio favore, la mia testimonianza non conta nulla. In
realtà è un altro che testimonia per me, e certamente la sua testimonianza a
mio favore è valida e superiore a quella di Giovanni. Anche se io rendo
testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera perché io so da dove
sono venuto e dove vado. Questo, voi non lo sapete, perché voi giudicate con
criteri umani, mentre, se io giudico qualcuno, il mio giudizio
è veritiero perché non lo pronunzio da solo, ma insieme a colui che mi ha
mandato, il Padre
. E se nella vostra Legge sta scritto che la parola di due testimoni è valida,
ebbene, io sono testimone di me stesso, ma anche il Padre che mi ha mandato,
anche lui, ha testimoniato a mio favore». Allora gli domandarono: – Dov’è
tuo padre? Gesù
rispose: «Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me,
conoscereste anche il Padre mio. Dovete sapere: La dottrina che io v’insegno
non è sapienza
mia, ma viene da Dio
che mi ha mandato. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha
dette ha me, e chi è pronto a fare la sua volontà riconoscerà se il mio
insegnamento viene da Dio o se io parlo da me stesso». E diceva ancora loro: «Voi
siete di quaggiù, della terra, io sono di lassù, del cielo. Voi appartenete a
questo mondo, io non appartengo a questo mondo. Se voi non credete che IO SONO,
andrete in rovina per i vostri peccati. Ma
non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c’è già chi vi
accusa: Mosè, cioè proprio la persona nel quale avete riposto la vostra
speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me. Ma se non credete
ai suoi scritti e a quello che ha scritto di me, dunque come potrete credere
alle mie parole? Solo quando avrete innalzato sulla croce
il Figlio dell’uomo, allora vi accorgerete che IO SONO e vedrete che non
faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, colui che mi ha
mandato, che è con me e che non mi lascia mai solo». Continuando a discutere
con Gesù allora quegli Ebrei gli dissero: – Non diciamo con ragione che sei
un infedele e un pazzo? Tu hai un demonio. Noi abbiamo appreso dalla Legge che
il Cristo, il Messia, vivrà in eterno, come mai ora dici che il Figlio
dell’uomo dev’essere innalzato su una croce? Chi è questo Figlio
dell’uomo? Gesù rispose loro: «Ancora per poco tempo la luce è fra voi, voi
invece mi ingiuriate e mi disonorate perché siete incapaci di ascoltare la mia
parola. Io non sono pazzo e non ho un demonio, anzi onoro il Padre mio». Così
parlò Gesù mentre era nel Tempio
, nella sala del tesoro, e nessuno l’arrestò, perché non era ancora giunta
la sua ora. A queste sue parole, molti credettero in lui. Gesù però non si
fidava di loro perché li conosceva tutti: non aveva bisogno di informazioni,
perché sapeva benissimo che cosa c’è nel cuore
di ogni uomo. Difatti i capi dei sacerdoti e i maestri della Legge si misero a
spiare Gesù mandando alcuni che si fingevano persone oneste, con il compito di
cogliere Gesù in fallo su qualche punto dei suoi discorsi, in modo da poterlo
consegnare al governatore romano e farlo condannare.