I Vangeli: un genere letterario finalizzato a testimoniare la fede in Gesù Cristo

    Tutti e quattro gli evangelisti narrano i fatti di Gesù con suggestiva elementarità, evitando di farsi coinvolgere emotivamente nel racconto. Pur utilizzando materiale largamente popolare, raccolto e messo per iscritto sulla base delle tradizioni orali, ciascuno presenta la figura di Gesù secondo il proprio punto di vista, sulla base della personale intuizione di fede e della riflessione della comunità in cui ha operato. È indubbio che le loro intenzioni non sono rivolte solamente a far conoscere la figura di Gesù agli uomini del loro tempo, ma principalmente a diffondere e chiarire la fede in lui, e a difenderla dagli avversari. Per raggiungere tale scopo era necessario seguire la strada dell’obiettività e della veridicità. I redattori dei Vangeli, infatti, si sono basati su testimonianze vere e controllabili, animati dalla preoccupazione che i numerosi testimoni ancora vivi, che avevano visto e conosciuto Gesù, avrebbero potuto minare la base della Chiesa nascente se gli stessi nel loro racconto si fossero allontanati, anche di poco, dalla verità.
    L’ipotesi di fede che gli evangelisti narrino una storia fondamentalmente autentica, quindi, non è senza ragione. Nonostante abbiano trasmesso un medesimo episodio o la Parola in maniera diversificata, inserendo la predicazione in un quadro storico, geografico e topografico impreciso, risulta evidente che il loro unico intendimento è di proclamare la divinità di Gesù. Per questo motivo, ogni fatto o detto da loro riferito non va interpretato come riproduzione rigorosamente esatta di ciò che è successo nella realtà di duemila anni fa: difatti, medesimi episodi o fatti, talvolta, sono trasmessi da ciascun evangelista in modo o con ordine differente, tali da poter essere interpretati erroneamente come incoerenze narrative anche sul piano teologico. Tutto questo era anche da attenderselo data la complessa genesi dei Vangeli: da elementi amalgamati e raggruppati un po’ alla volta, prima in piccole sezioni, poi in raccolte più vaste, frutto di testimonianze trasmesse oralmente ed in modo isolato, non ci si poteva attendere una grande precisione.
    Lo Spirito Santo, ispiratore degli evangelisti-redattori, già presiedeva a questo lavoro di elaborazione preliminare. Li guidava nel crescere della fede e concedeva a ciascuno di loro l’illuminazione per la comprensione di quei fatti storici realmente accaduti, per interpretarli secondo la propria cultura e la realtà del tempo, e per adattarli alle diverse situazioni socio-culturali. Ma, allo stesso tempo, garantiva quell’autenticità riguardante non tanto la materialità dei fatti, quanto il messaggio spirituale di cui sono carichi.
    In effetti, queste discordanze o diversità narrative, riscontrabili nello schema e nell’impostazione del racconto evangelico, messe in evidenza soprattutto da quanti denunziano l’inattendibilità storica dei Vangeli, non pregiudicano l’autorità dei “Libri Ispirati”, perché non intaccano punti nodali per l’interpretazione della vita di Gesù, né compromettono nella sostanza la coerenza del messaggio dottrinale dal punto di vista teologico e spirituale. Il diverso attingimento e il diverso uso del materiale tradizionale, sistemato secondo un proprio e originale piano teologico-strutturale, non ha permesso ai quattro evangelisti di mantenere una uniformità narrativa, poiché essi non attribuiscono alla precisione materiale dei fatti una particolare importanza ai fini della fede. Una pluralità espressiva nella testimonianza del messaggio evangelico arricchisce i contenuti spirituali e teologici, adattandoli alle situazioni contingenti e alla fede viva del tempo, e permette di cogliere la “buona notizia” di Gesù in una luce diversificata.
    Risulta allora chiaro che sotto l’apparente disorganicità si nasconde un progetto mirabile e originale, espressione di un disegno divino.