I Vangeli sinottici e il Quarto Vangelo

    Gli evangelisti dovettero fare un lavoro organizzativo non dissimile da quello del moderno redattore di un giornale: un lavoro di scelta e di sintesi del materiale a disposizione, proveniente sia da ricordi personali, da testimoni diretti e, in parte, anche dalla tradizione orale. Tutto il materiale di cui disponevano veniva sistemato da ciascuno di loro secondo uno schema personale ed impostato, non secondo una storia da raccontare, ma secondo una materia da plasmare.
    Sin dai primi tempi si notò la marcata differenza fra il Quarto Vangelo attribuito a Giovanni e la narrazione degli altri tre evangelisti, Matteo, Marco e Luca, detti “sinottici”, perché nei loro scritti si rilevò la presenza di vistose e sorprendenti concordanze, sia sulla scelta delle parole, sia nella disposizione del materiale, al punto da poterli mettere in tre colonne parallele e confrontarli con sguardo d’insieme. È evidente che gli evangelisti si siano vicendevolmente influenzati o che abbiano attinto da una medesima fonte, forse da un primo Vangelo a noi non pervenuto, un Vangelo primitivo scritto in aramaico, costi-tuito probabilmente da detti isolati di Gesù, i “loghia”, definito dagli studiosi convenzionalmente con la sigla “Q” (iniziale della parola tedesca Quelle), scaturito nell’ambito delle prime comunità cristiane, dopo alcune decine d’anni dall’inizio delle predicazioni orali.
    I Sinottici si differenziano profondamente dal Vangelo di Giovanni, sia rispetto al racconto storico-narrativo, sia sul piano teologico. I Vangeli Sinottici narrano principalmente ciò che Gesù ha fatto e detto in Galilea, prima di concludere, con un unico viaggio, la sua attività a Gerusalemme. Hanno tutti la medesima struttura narrativa che si può schematizzare in quattro sezioni: a) la preparazione del ministero di Gesù; b) il ministero in Galilea e la predicazione per la durata di un anno; c) la salita verso Gerusalemme; d) il ministero di Gerusalemme e il compimento finale della sua missione in questa città attraverso la passione, morte e risurrezione.
    Giovanni, invece, fa rilevare che la vita pubblica di Gesù si svolge prevalentemente in Giudea e riferisce almeno tre viaggi a Gerusalemme. Quest’affermazione comporta il prolungamento di almeno tre anni della vita pubblica di Gesù. Anche se nelle linee generali ricalca lo schema strutturale dei Sinottici, il Vangelo di Giovanni presenta aspetti innovativi e originali, soprattutto nei contenuti teologici, tali da far ritenere il Quarto Vangelo come la naturale evoluzione spirituale del kerygma apostolico-ecclesiale che fonda le sue basi sulla tradizione sinottica, sicuramente conosciuta dall’evangelista Giovanni. Dal confronto dei testi si constatano differenze sostanziali anche sul piano geografico, che mettono in risalto una conoscenza topografica della Giudea e di Gerusalemme più accurata rispetto a quella dei Sinottici, con citazioni di luoghi rivelatisi esatti, provando che Giovanni conosceva perfettamente i costumi religiosi e la mentalità giudaica del I° sec. d.C.
    Al di là di differenze d’ordine cronologico-geografico, appare evidente che Giovanni abbia seguito un piano diverso dai Sinottici, orientato nel mettere in luce la centralità della persona di Gesù. Egli ha voluto ripresentare in modo nuovo la figura di Cristo, dando molto spazio alla sua azione con uno stile semplice e maestoso nello stesso tempo, soffermandosi, più degli altri evangelisti, su ciò che Gesù ha detto di se stesso, riportando lunghi e solenni discorsi. Più che al racconto dei fatti della vita e dell’insegnamento di Gesù, l’evangelista Giovanni intende approfondire la riflessione teologica e i ragionamenti dottrinali, sviluppati quasi sempre sotto forma di dialoghi. 
    Le diversificazioni storico-narrative fra i sinottici e le interdipendenze di tradizioni o fonti tra essi, pongono la così detta “Questione Sinottica”, variamente risolta dagli studiosi. Tale questione, in ogni caso, non pregiudica il Messaggio Unitario inviato da Dio all’umanità per mezzo dei quattro evangelisti, le cui intenzioni non erano certamente quelle di fare storia nel senso tecnico della parola, ma di far conoscere la figura di Gesù attraverso le molteplici testimonianze di coloro che lo videro e lo ascoltarono.