Marco


    Chiamato anche Giovanni-Marco, originario di Gerusalemme, non fu discepolo di Gesù. Entrò presto in contatto con le grandi figure del cristianesimo nascente; fu collaboratore e compagno nel primo viaggio missionario di Paolo e Barnaba in Asia Minore. Infine, a Roma fu d’aiuto e di conforto a Paolo mentre aspettava di essere giudicato da Nerone; fu anche al fianco di Pietro con l’incarico di suo aiutante e di interprete. Marco, infatti, è considerato come l’interprete della catechesi orale di Pietro e si rivolge a fedeli non Ebrei di provenienza pagana, quali potevano essere, ai suoi tempi, i Cristiani di Roma che non avevano mai incontrato o ascoltato direttamente il Signore Gesù, l’uomo di Nàzaret, crocifisso e risorto circa quarant’anni prima.
    Il libro sarebbe stato scritto a Roma dopo la persecuzione di Nerone. La data di composizione va collocata tra il 65 e il 70 d.C., sembra, comunque, anteriore alla distruzione di Gerusalemme avvenuta nel 70 d.C.
    Considerando che della struttura originale del Vangelo di Matteo scritto in aramaico non si ha traccia, molti studiosi reputano il Vangelo di Marco come il più antico esempio del genere letterario chiamato “Vangelo”. Si ritiene, infatti, che l’evangelista Marco sia stato il primo a dare forma, in parte biografica e in parte catechetica, al racconto dei fatti e delle parole di Gesù provenienti dalla predicazione apostolica (probabilmente pietrina), fissandoli nel momento in cui la vita delle chiese sparse fuori dalla Palestina rischiava di perdere il contatto con l’origine del Vangelo. Quello che Marco aveva scritto rappresentava, quindi, un modello per i cristiani delle origini, in grado di aiutarli a superare i pericoli derivanti da una fede ancora piuttosto incerta.
    Gli studiosi sono concordi nel ritenere che il Vangelo di Marco abbia influenzato la stesura dei Vangeli di Matteo e Luca. La sua lingua originale è il greco.