Gesù e il giudaismo

    Gesù è vissuto in un periodo storico difficile ed effervescente, esposto da un lato alla febbre di attesa del Messia liberatore dalla sottomissione all’impero romano, dall’altro lato alla tentazione zelota che incitava il popolo giudaico alla ribellione e alla rivolta armata contro i Romani.
    Gesù fu sempre attento a tracciare una linea di demarcazione accurata e sottile tra il religioso e il politico, sottolineando che il potere romano era inquadrato in un disegno divino verso il quale vi era l’obbligo della lealtà. Predicava un insegnamento vicino, per molti aspetti, ai Maestri della Legge. Dichiarava infatti che la Legge era la norma fondamentale di condotta, ma a volte la sua interpretazione risultava scandalosa ai suoi uditori, soprattutto in riferimento alla precisazione su alcune osservanze rituali o all’inasprimento di talune prescrizioni morali. Infatti, il comportamento di Gesù descritto nei Vangeli è deviante rispetto ai valori fondamentali della società in cui si muove ed il suo ritratto sfugge a qualsiasi schema o modello di vita religiosa a lui contemporanea. Gesù proclamava una dottrina che affermava la necessità di amare i propri nemici, vietando persino di difendersi; che raccomandava prudenza per non eccitare l’entusiasmo patriottico; che sceglieva la via dell’amore passante attraverso l’umiliazione e la sofferenza. Ostentava, inoltre, un atteggiamento positivo verso due realtà svalutate dal giudaismo: le donne e i bambini. Il giudaismo, infatti, si rivelava come una religione di uomini in sintonia con il mondo antico (da Socrate a Platone, da Euripide a Pitagora, a Cicerone etc...). La donna in quel tempo non contava nulla, anzi spesso era considerata dalla cultura ebraica come creatura “impura”, da guardare con diffidenza. Gesù, non accettando questa predominanza di ruoli, si erge a difesa della dignità e dei diritti della donna. Infatti, dopo la risurrezione, riserva l’onore della sua prima apparizione proprio a delle donne, quasi a sfida della cultura del mondo giudaico contemporaneo che non riconosceva alcun valore alla testimonianza femminile. Si fa seguire da ex-prostitute, sgrida Marta a non affannarsi ad occuparsi delle faccende domestiche (un dovere nel mondo ebraico) e la invita invece a prodigarsi all’ascolto della Parola di salvezza. Anche nei riguardi dei bambini Gesù infrange la mentalità del tempo che tendeva ad escluderli dalla vita comunitaria. Gesù, incurante ancora una volta delle regole del tempo, non solo non scaccia i bambini secondo l’uso comune, ma sgrida duramente i discepoli che li vogliono allontanare. E, con rovesciamento radicale dei valori, li addita addirittura ad esempio, richiamando gli adulti alla necessità di ridiventare come bambini per potersi aprire alla conversione e all’accoglienza del regno dei cieli. Mettendosi dalla parte dei bambini, Gesù indica in loro il simbolo di umiltà e di servizio.
    Il comportamento di Gesù violava anche un principio fondamentale del mondo ebraico, secondo cui un profeta doveva convalidare le sue credenziali di “Uomo di Dio” manifestando personalità, autorità e rigorosa austerità dei costumi. Il rimprovero che frequentemente gli era mosso era quello di mangiare e bere in compagnie equivoche, di dare adito a situazioni scandalose, come di proteggere le prostitute. Inoltre Gesù attribuiva alla povertà e all’umiltà valori moralmente positivi, addirittura esaltava la povertà come un bene, al punto da definire i poveri beati. Poneva la sua potenza nella debolezza, la sua vittoria nel fallimento della croce, la sua speranza nell’ignavia degli uomini. Al contrario, nel mondo giudaico la povertà era considerata come il segno di scarsa benevolenza divina, la persona umile veniva disprezzata e considerata ignobile e di scarso valore.
    Tenendo presenti queste condizioni storiche e religiose di allora, è certo che Gesù creò nella società ebreo-giudaica un momento di critica alla mentalità corrente e un evento di rottura sul piano politico e religioso. Quindi è facilmente comprensibile il motivo del rifiuto immediato del popolo giudaico al suo comportamento e alla sua predicazion